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Nell’accordo di Parigi del 2015 i paesi che facevano parte delle Nazioni Unite avevano condiviso la necessità di mantenere l’aumento medio della temperatura globale ben al di sotto dei 2° rispetto ai livelli preindustriali, tentando di limitare questa soglia a 1,5°.
Obiettivo ribadito ulteriormente a Glasgow nel 2021 quando gli stessi si sono impegnati a rafforzare i loro obiettivi per il 2030 entro la fine del 2022. Con la direttiva l'Unione Europea sostanzialmente si è strutturata per ridurre le emissioni nette di gas serra dell’intera economia continentale di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Gli obiettivi dell’Unione si possono tradurre, sintetizzando il documento approvato dal Parlamento Europeo il 14 marzo scorso, nei seguenti orientamenti:
nella necessità di aumentare nettamente le operazioni di ristrutturazione energetica degli edifici entro il 2030, creando anche fino a 160 000 posti di lavoro nel settore edile;
tenendo conto del contesto geopolitico attuale si incoraggiano gli Stati membri ad aggiornare le proprie proposte legislative in materia di efficienza e risparmio energetici anche rafforzando la sovranità energetica, eliminando nel contempo i combustibili fossili attraverso misure fiscali adeguate;
si sottolinea quanto gli investimenti nell’efficienza energetica debbano essere prioritari, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, per ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche ed attenuare l'impatto negativo di prezzi energetici elevati;
si evidenzia quanto le politiche di sufficienza evitino domande di energia, materiali, suolo, acqua e altre risorse naturali durante il ciclo di vita degli edifici e dei beni, garantendo nel contempo il benessere di tutti sul pianeta;
si considera come l’impatto delle costruzioni sull’ambiente sia responsabile:
del 40 % del consumo finale di energia
del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra associate all'energia
e come il 75 % degli edifici sia tuttora inefficiente sul piano energetico.
Inoltre per riscaldare le residenze siano usati principalmente:
il gas naturale (circa il 42%)
il petrolio (il 14 %)
il carbone (circa il 3 %).
A fronte di ciò le fonti rinnovabili ed in particolar modo l’energia solare, svolgeranno un ruolo chiave nella riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.
Si evidenzia che l’obiettivo di ridurre le emissioni incoraggerà l’innovazione e la creazione di valore, ad esempio aumentando l’utilizzo di materiali circolari e naturali, maggiormente sostenibili. Tra questi si rammentano le tecniche passive, specie per far fronte alle ondate di calore estive.
Si dovrà tenere conto delle modificazioni delle prestazioni degli edifici durante l’intero ciclo di vita utile, sia nelle nuove costruzioni, sia nelle ristrutturazioni.
Si evidenzia la necessità di promuovere una maggiore circolarità nell'ambiente edificato, favorendo la ristrutturazione (sostenuta da finanziamenti adeguati) e il riutilizzo adattivo rispetto alla demolizione e alla nuova costruzione.
Si incoraggia fortemente l’integrazione di elementi verdi nella pianificazione urbana e nella progettazione delle infrastrutture, in quanto strumenti efficaci di adattamento ai cambiamenti climatici. Si deve incoraggiare l'installazione di superfici coperte da vegetazione che aiutino a trattenere l'acqua piovana, riducendo così il deflusso urbano, migliorando la gestione delle acque piovane e riducendo l'effetto "isola di calore urbano", raffreddando gli edifici e l'ambiente circostante durante l'estate e le ondate di calore.
Relativamente agli edifici a carattere monumentale, si sottolinea l’importanza di procedere con la ristrutturazione energetica nel rispetto dell’architettura originaria e delle norme nazionali di conservazione; per gli edifici di interesse storico o architettonico, invece, si dovranno individuare criteri di efficientamento tecnicamente, funzionalmente ed economicamente più elevati possibile pur mantenendo il carattere dei fabbricati stessi.
Tali indirizzi non possono che determinare enormi benefici sociali, economici e ambientali; l’introduzione di norme minime di prestazione energetica, corredate di garanzie sociali e finanziarie, è intesa a migliorare la qualità della vita delle famiglie più vulnerabili e dei cittadini più poveri.
Si debbono promuovere stili di vita più sostenibili e inclusivi, massimizzando altri criteri quali l'accessibilità, la sicurezza antincendio, sismica ed impiantistica.
Si sostengono metodologie di definizione di prestazionalità energetica effettivamente rispondenti alle prestazioni climatiche degli edifici, legate a requisiti minimi da rivedere periodicamente e che contemplino – nell’arco dell’intero anno e non solo del periodo di riscaldamento/raffrescamento – altri fattori quali:
il tipo di impianto di riscaldamento e condizionamento
l'impiego di energia da fonti rinnovabili
i sistemi di automazione e controllo dell'edificio
il recupero del calore dalle acque reflue
la ventilazione e il raffrescamento
il recupero di energia
il bilanciamento idronico (che ottimizza la distribuzione dell’acqua sanitaria)
le soluzioni intelligenti
gli elementi passivi di riscaldamento e raffrescamento
i sistemi di ombreggiamento
la qualità dell'ambiente interno
l’adeguata illuminazione naturale
le caratteristiche architettoniche dell'edificio.
Abbiamo visto come la Direttiva recentemente approvata promuova il miglioramento della prestazionalità energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas serra nel tentativo di definire un patrimonio immobiliare ad emissioni zero entro il 2050.
Per ottenere questo dispone, tra le altre misure:
metodologie e regole comuni per il calcolo della prestazionalità energetica di edifici e unità immobiliari
l’applicazione di requisiti minimi di edifici di nuova costruzione e preesistenti
metodi di valutazione del potenziale di riscaldamento globale (indicatore che quantifica il contributo potenziale al riscaldamento globale di un edificio nell'arco del suo ciclo di vita completo)
sull’energia solare negli edifici e sulla graduale eliminazione dell’uso di combustibili fossili.
Inoltre si esprime su concetti tra cui emerge:
il passaporto di ristrutturazione (documento cioè che detta una tabella di marcia su misura per la ristrutturazione profonda di un determinato edificio, in un numero massimo di fasi che lo trasformeranno in un edificio a zero emissioni entro il 2050)
e quello di ristrutturazione profonda, tesa ad ottimizzare l'efficienza energetica e a ridurre nel contempo le emissioni di gas a effetto serra generate durante la ristrutturazione durante l'intero ciclo di vita; questa si concentra sugli elementi edilizi essenziali, tra cui l'isolamento dei muri, dei tetti, e dell’attacco a terra, la ventilazione e il riscaldamento o i sistemi di riscaldamento e il trattamento dei ponti termici, al fine di garantire il necessario comfort degli occupanti in estate e inverno o una ristrutturazione che comporti una riduzione di almeno il 60 % della domanda di energia primaria per gli edifici con le prestazioni peggiori per i quali non è tecnicamente ed economicamente fattibile rispettare la norma in materia di edifici a zero emissioni.
Tale trasformazione deve avvenire:
entro il 1° gennaio 2027 in un edificio a energia quasi zero;
dal 1° gennaio 2027in un edificio a zero emissioni.
Innanzitutto è bene evidenziare come la Direttiva riguardi due tipologie di edifici.
Gli edifici residenziali esistenti devono raggiungere:
la classe energetica E entro il 2030
la classe energetica D entro il 2033
Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica esistenti devono raggiungere::
la classe energetica E dal 2027
la classe energetica D dal 2030
Per quanto riguarda gli edifici nuovi:
quelli di proprietà di enti pubblici dovranno essere a zero emissioni dal 2028
gli altri dovranno essere a zero emissioni nel 2030
Saranno esclusi dai presenti obblighi:
i fabbricati temporanei(tempo di utilizzo inferiore a due anni, tra cui i siti industriali, le officine, i depositi, gli edifici agricoli non residenziali a bassissimo fabbisogno energetico)
i monumenti, gli edifici di interesse storico e/o artistico,
i luoghi di culto e dedicato alle attività religiose,
le seconde case utilizzate per meno di 4 mesi l’anno
i fabbricati indipendenti la cui superficie calpestabile sia inferiore ai 50 mq
gli immobili di edilizia sociale.
Relativamente ai sistemi di riscaldamento la Direttiva prevede che entro il 2024 si dia seguito al divieto di incentivi per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili, specie a gas, esentando i sistemi ibridi (caldaia a condensazione + pompa di calore) e le caldaie certificate per funzionare anche con combustibili rinnovabili (idrogeno e biometano).
Inoltre prevede l’obbligo di installazione degli impianti a energia solare:
per tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali entro il 31.12.2023
per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti entro il 31.12.2026
Si precisa che i tempi per l’adozione definitiva di queste norme sono ancora lunghi: la Direttiva necessita di un ulteriore passaggio tra Parlamento, Commissione e Consiglio UE dopodichè i paesi membri avranno due anni di tempo per recepire il provvedimento.
Il Governo italiano, inoltre, si è espresso in modo negativo su questa Direttiva: pur riconoscendo, infatti, il carattere urgente di decarbonizzazione e ristrutturazione del patrimonio edilizio, si sottolinea che la realtà italiana sia del tutto anomala e fatta di un contesto geografico, di questioni storiche e di una visione della casa come “bene rifugio” che possono portare al mancato rispetto dei tempi, al mancato raggiungimento delle classi energetiche richieste e ad una distorsione del mercato.
Non si possono che attendere, quindi, le eventuali precisazioni da parte dell’Europa e le derivazioni italiane in termini prescrittivi e di individuazione di fondi ed incentivazioni che verranno istituiti.
Il tetto è uno degli elementi costruttivi più volte citati dalla Direttiva e questo non fa che sottolineare il suo ruolo nella risposta energetica che l’involucro edilizio, di cui fa parte, determina.
Ma come possiamo pensare alla copertura affinchè contribuisca a raggiungere gli ambiziosi – quanto necessari – obiettivi individuati dalla Comunità Europea?
Ecco alcuni suggerimenti pratici:
innanzitutto è bene affidarsi a progettisti esperti e maestranze qualificate, che contribuiscano, ognuno per le proprie competenze, a definire il manufatto edilizio più performante e sostenibile possibile;
conoscere la classe energetica della propria casa, per misurare il fabbisogno energetico di oggi e definire quelle azioni che ne aumentino la prestazionalità. Per questo è indispensabile farsi redigere l’APE (Attestato di Prestazione Energetica), che peraltro già dal 1° luglio 2009 è obbligatorio in caso di compravendita degli immobili e dal 1° luglio 2010 in caso di locazione;
con le giuste valutazioni progettuali e una buona conoscenza delle soluzioni tecniche di cui oggi si dispone, sarà possibile definire una stratigrafia interagente ventilata in grado di evitare le dispersioni energetiche invernali, limitare e sfalsare temporalmente l’onda di calore estivo oltre che contenere i costi energetici ed impiantistici; per questo BMI Wierer dispone di un’ampia gamma di prodotti e soluzioni per realizzare un tetto estremamente performante sotto il profilo energetico ed ambientale;
prevedere e sostenere le soluzioni passive, ovvero scegliere quei materiali che per le loro prerogative risolvono autonomamente alcune questioni. Tra queste rammentiamo:
l’importanza della ventilazione sottotegola nella gestione dell’eccesso del calore estivo e delle condense, causa del degrado di alcuni elementi di grande importanza, quali la struttura lignea od i sistemi isolanti
le membrane impermeabilizzanti riflettenti
il manto ad elevata riflettanza (le tegole reflex di BMI Wierer o le guaine sintetiche in TPO di BMI ICOPAL)
fare ricorso alle fonti rinnovabili e tra queste al sistema fotovoltaico: Indax di BMI WIERER rappresenta una soluzione ideale. Facile da posare, retroventilato, non richiede vasche metalliche ma una listellatura lignea ad hoc e si integra completamente nel manto, sostituendo le tegole ed i coppi nell’azione di impermeabilizzazione primaria. Il suo basso impatto estetico è particolarmente apprezzabile in quei contesti architettonici di pregio e/o da tutelare e valorizzare;
la Direttiva sostiene quegli stili di vita sostenibili ed inclusivi che si traducono anche in un sistema di coperture stabile e sicuro: per questo BMI WIERER sta certificando un pacchetto sismico studiato e testato per garantire la stabilità del manto.
Se il nostro tetto è piano, la soluzione di copertura continua a verde - decorativo o da vivere - rappresenta una risposta certamente aderente a tutto ciò che la Direttiva sottende, specie relativamente:
alla gestione dell’irraggiamento estivo
al suo contributo in termini di ulteriore isolamento termico
al controllo del microclima specie in termini di evo traspirazione determinato dallo stato vegetale
alla regimazione del deflusso delle acque meteoriche sul tetto e nella rete idrica locale.
In ultimo: un tetto è sostenibile se è qualitativo, richiede poca manutenzione e dura nel tempo.
Tutte queste componenti forniscono la giusta risposta al concetto di ristrutturazione energetica profonda verso cui stiamo andando; e BMI Italia, con le sue soluzioni, è già in linea con gli obiettivi energetici ed ambientali europei.
Se devi realizzare un progetto puoi chiedere un supporto tecnico al team di BMI Expert. Potrai confrontarti per definire la soluzione migliore per le tue esigenze di progettazione ricevendo anche un fascicolo tecnico.
Se devi realizzare un progetto puoi chiedere un supporto tecnico al team di BMI Expert. Potrai confrontarti per definire la soluzione migliore per le tue esigenze di progettazione ricevendo anche un fascicolo tecnico.
BMI Wierer, che conosce tetto per tetto tutta l’Italia, ha previsto un sistema tetto pronto ad affrontare ogni esigenza. Perché progettare è sempre guardare al futuro e offrire prodotti, soluzioni e servizi che dimostrino la loro efficacia nel tempo.