Scegli il paese
La cronaca con cui tutti i giorni ci confrontiamo non è confortante rispetto alle “morti bianche”: con le tante norme attualmente in vigore gli incidenti, specie quelli mortali, dovrebbero essersi azzerati. Invece tutti i giorni vi sono notizie di vittime. Questa situazione nel settore delle costruzioni si è particolarmente incancrenita negli ultimi tempi: le categorie di settore, infatti, denunciano in particolare quanto sta accadendo in relazione ai cantieri legati ai meccanismi di detrazione fiscale. Pur riconoscendone le opportunità davvero vantaggiose – sia in termini di occupazione sia di miglioramento della risposta energetica di edifici fortemente energivori e inadeguati - l’avere a che fare con un sistema con orizzonti temporali così ristretti ha portato in taluni casi a confrontarsi con l’urgenza, l’indisponibilità del materiale necessario, costi spropositati ma soprattutto con la penuria di personale qualificato, sia in termini progettuali sia esecutivi; ecco così che ci si trova troppo spesso davanti a:
progetti elaborati in tutta fretta, distratti rispetto alla sicurezza reale in copertura – manufatto dal ruolo rilevante negli interventi di efficientamento energetico - se non per dare una qualche risposta agli iter burocratici
maestranze inesperte, non formate né informate, spesso sottratte ad altri lavori.
Queste particolari condizioni creano il terreno più idoneo all’insorgere di incidenti, singoli o plurimi, dalle conseguenze anche gravissime.
Il riferimento ai Bonus in edilizia è solo un pretesto particolarmente significativo per chi, come noi, opera nel mondo delle costruzioni. Naturalmente, e purtroppo, situazioni simili accadono anche in altri ambiti, quale quello agricolo o manifatturiero. Per avere idee più precise è sempre interessante guardare ai documenti ufficiali, quali le Relazioni Annuali dell’Inail, che contengono anche i dati sugli incentivi per la sicurezza, la prevenzione e la formazione e sui progetti e le iniziative che lo stesso Ente sostiene per le imprese. Tanti, infatti, sono gli strumenti ed i capitali tesi a definire buone prassi per la salute e la sicurezza sul lavoro ma ciò non toglie che siano ancora troppi i lavoratori che si ammalano, infortunano o muoiono, forse perché intervengono anche altri fattori – oggi determinanti - quali i cicli produttivi, tabelle di marcia pressanti, riduzioni di manodopera, retribuzioni, precarietà, tutti elementi che si vanno a correlarsi strettamente alla sicurezza sul lavoro ed al benessere psico fisico dei lavoratori.
Rispetto al passato oggi c’è maggior consapevolezza del rischio e ci si occupa di più di prevenzione e formazione; qual che è cambiata è la filosofia del lavoro, che deve essere sempre più produttiva, competitiva, rapida.
I dispositivi anticaduta sono strumenti atti a garantire la sicurezza di chi opera in quota, ovvero in tutti quei lavori od interventi che avvengono ad un’altezza pari o superiore a 2 metri rispetto al piano stabile e quindi anche sul tetto.
In Italia disponiamo di due livelli normativi:
quello nazionale: regolamentati dall’art. 115 del D. Lgs. 81/2008 inerenti i “Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto” e sm.i che in particolare evidenzia che, qualora non siano state adottate misure di sicurezza collettive (es. i ponteggi, i parapetti), è obbligatoria la messa in sicurezza individuale tramite opportuni dispositivi di protezione individuale conformi alle norme tecniche stabilite.
quelli regionali, presenti in
Lombardia
Emilia Romagna
Sicilia
Toscana
Piemonte
Liguria
Umbria
Marche
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Campania
Sardegna
Provincia autonoma di Trento
ove è stata introdotta l’obbligatorietà dei dispositivi anticaduta in certe situazioni e contesti, ma che in termini generali riguardano le nuove realizzazioni, le manutenzioni che agiscono sulla struttura portante e negli interventi di ristrutturazione/installazione ad alta quota.
rammentiamo inoltre le normative tecniche per l’omologazione dei prodotti (es. le norme UNI 795:2012 e UNI 11578:2015, particolarmente importanti per i produttori dei dispositivi e UNI 11560:2014 relativa alla progettazione/realizzazione/uso e manutenzione dei dispositivi).
Per operare in sicurezza, pertanto, è necessario:
conoscere ed attenersi alle normative
essere formati ed informati
agire sempre con buon senso
Questa cultura sulla sicurezza deve coinvolgerci tutti, in qualità di:
produttori dei dispositivi (che certificano i materiali, devono dare supporto documentale e rilasciare il Manuale d’installazione, d’uso e manutenzione strettamente legato all’edificio e non ai suoi abitanti);
progettisti (che sono tenuti a conoscere nello specifico ogni singolo intervento attraverso sopralluoghi puntuali, redigere il corretto progetto del sistema anticaduta comprensivo della Relazione illustrativa del contesto, delle misure adottate e delle relative Relazioni di calcolo e verifica);
installatori (che debbono essere formati ed informati, a conoscenza delle normative vigenti e delle prassi esecutive alla regola dell’arte nonché essersi confrontati con le indicazioni del produttore per rilasciare infine la Dichiarazione di Conformità);
ma anche ai proprietari di immobili e/o amministratori di stabili (che in ogni caso sono chiamati in causa dal T.U. quali responsabili nei confronti della messa in sicurezza della copertura e delle relative ispezioni e manutenzioni).
Operando in quota i rischi sono molteplici e frequenti; tra questi possiamo citare alcune situazioni più comuni:
scivolamento causato dalle intemperie (la brina del mattino, ghiaccio…) e dalle alte pendenze;
inciampo in attrezzature incautamente lasciate sulle falde o in discontinuità presenti non precedentemente valutate (emergenze quali sfiati, dislivelli…);
sfondamento della struttura deteriorata o di finestre da tetto nascoste;
cadute/rotolamenti per disattenzione, malori o perdite d’equilibrio o perché ci si è sporti troppo oltre il bordo della copertura.
I sistemi anticaduta si distinguono in:
temporanei: progettati e certificati per essere installati prima dell’uso e rimossi dopo l’utilizzo, sono generalmente di proprietà dell’utilizzatore, che ne verificherà costantemente la funzionalità;
permanenti: pensati per essere installati permanentemente, non sono removibili, fanno parte dell’immobile e saranno soggetti a ispezioni periodiche e manutenzioni a carico del proprietario dell’edificio, che li metterà a disposizione di chiunque operi con le dovute modalità.
La classificazione italiana prevede sistemi che si richiamano a differenti normative tecniche in dispositivi di:
tipo A: ancoraggi puntuali (EN 795/2012 o UNI 11578/2015)
tipo B: ancoraggi puntuali mobili (EN 795/2012)
tipo C: ancoraggi lineari flessibili detti anche linee vita (EN 795/2012 o UNI 11578/2015)
tipo D: ancoraggi lineari rigidi detti anche rotaie (EN 795/2012 o UNI 11578/2015)
tipo E: ancoraggi puntuali a zavorra (EN 795/2012)
In copertura si utilizzano generalmente i tipi A, C e D, ma ogni regione può avere espresso delle indicazioni specifiche a tal proposito, anche in considerazione delle prescrizioni in termini di tutela paesaggistica e sui beni culturali e di valenza storico/artistica.
Ricordiamo che i sistemi di ancoraggio devono prevedere i seguenti elementi:
un punto di ancoraggio certificato
un’imbracatura anticaduta
un sistema di connessione ancoraggio/imbracatura
un sistema di discesa e recupero in caso di infortunio
Scarica la scheda tecnica di sintesi dei principali sistemi anticaduta che puoi prevedere nel tuo progetto.
Una raccomandazione di grande importanza riguarda la fase conoscitiva del luogo per il quale si dovrà progettare il dispositivo. Il progettista dovrà, infatti, operare un accurato sopralluogo al fine di valutare le condizioni al contorno, in termini di:
accessi all’ambito generale (porte, scale, percorsi),
modalità di accesso alla copertura, che può essere interno – da privilegiarsi - attraverso un lucernario, che deve avere certe caratteristiche dimensionali, od una terrazza in copertura; in loro assenza, attraverso scale esterne da vincolare stabilmente all’edificio
percorsi che conducono ai dispositivi principali, attraverso un primo elemento rintracciabile in prossimità dell’accesso (entro 60 cm) e di altri posti in serie posti a circa 1,80 metri l’uno dall’altro fino al raggiungimento del dispositivo principale e a 2,00 metri dal bordo del tetto
transiti in quota ai fini delle lavorazioni da svolgere.
Questo consentirà di agire in sicurezza nell’intera area di lavoro, a partire dal punto di partenza fino al punto d’accesso e di lavorare in serenità (pur se sempre con attenzione).
Importantissimo è poi conoscere la geometria del tetto, in termini di pendenze, dislivelli, discontinuità nonché lo stato di conservazione dello stesso, in modo da evitare cedimenti e sfondamenti.
Secondariamente sarà necessario valutare:
la tipologia di struttura statica, in termini dimensionali e materici (la struttura è lignea, in latero cemento, metallica?)
la funzionalità della stessa struttura, eventualmente redigendo una verifica statica ad hoc
il tipo di manto presente o in progetto (tegole e/o coppi, lastre metalliche, lose in pietra?)
l’eventuale presenza e le caratteristiche materiche e dimensionali del sistema coibente in copertura, per capire con quale spessore di copertura ci si confronta
la predisposizione di particolari elementi, quali i pannelli termici solari o fotovoltaici, condizionatori od altro, che condizionano il transito, i passaggi e la distribuzione dei dispositivi.
Questo perché il sistema anticaduta si pone come obiettivo imprescindibile quello di impedire al lavoratore di sporgersi e cadere, privilegiando il lavoro in trattenuta o a caduta impedita, limitando i tempi di esposizione al pericolo e le operazioni inutili, perché: meno si fa, minori sono i rischi di cadere.
BMI Italia, con la sua grande esperienza in termini di produzione di materiali per coperture continue e discontinue, offre ai progettisti la possibilità di chiedere un preventivo gratuito sui dispositivi anticaduta che da tempo propone sul mercato, puntuali (ganci di varia natura, cordini, pali girevoli) e lineari (con sistemi deformabili ed indeformabili).
E’ sufficiente scrivere a vitasafe@bmigroup.com e fornire una planimetria della copertura, con le altre specifiche di progetto (prospetti, sezioni, esigenze precipue) per ottenere:
lo schema di distribuzione dei dispositivi, con indicazione degli accessi e dei percorsi
una relazione illustrativa che affronta le dinamiche specifiche
le voci di capitolato dei materiali necessari
il preventivo dettagliato
Sarà poi il progettista a richiedere un eventuale approfondimento anche strutturale e l’eventuale predisposizione degli elaborati tecnici da presentare alle Amministrazioni prima dell’inizio dei lavori.
Se devi realizzare un progetto puoi chiedere un supporto tecnico al team di BMI Expert. Potrai confrontarti per definire la soluzione migliore per le tue esigenze di progettazione ricevendo anche un fascicolo tecnico.