Il rifacimento del manto di copertura in laterizio in contesti vincolati

Come tramandare la calda tradizione del laterizio nella semplice (ma non trascurabile) fase di manutenzione ordinaria del tetto e nel rifacimento del manto di copertura.
Tetto Gozzano vista lago
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Affrontare il rifacimento di una copertura datata e sottoposta a vincoli

Le costruzioni più datate, quelle che possono approssimativamente ricondursi al periodo che precede gli anni Novanta, frequentemente sono caratterizzate da sottotetti non abitati. Spazi freddi per i quali non si intende cambiare la destinazione poiché non adeguati alla residenza – spesso per una questione di altezza media interna insufficiente – o perché l’edificio è già sufficientemente ampio, nei suoi luoghi abitati, da non richiederne l’utilizzo di altri.

Il tetto solitamente si presenta così nella sua configurazione più “scarna”, definita dal solo manto e dalla sua struttura portante, frequentemente lignea. Una configurazione essenziale ma rispondente, con alcuni accorgimenti, alla funzione di protezione che il tetto da sempre ricopre.

Se il sottotetto non è e nemmeno aspira, quindi, a diventare una mansarda abitabile, ecco che attraverso un intervento di manutenzione ordinaria è possibile rifare il tetto, operazione che ogni 50 anni circa diventa essenziale per scongiurare le infiltrazioni d’acqua, proteggere la casa e gli altri elementi costruttivi che la realizzano e concorrere a quel comfort interno che tutti oggi desiderano.

DETTAGLI DELL'INTERVENTO

Intervento// 
Ristrutturazione tetto e rifacimento manto di copertura
Progettazione //
 Studio di Amministrazione Daidone sas di Borgomanero

Area Geografica: Gozzano (NO)
Tipologia edificio: Villa ottocentesca

Tipologia Tetto // Tetto a falda
Materiali
// Vario 5 Marsigliese

In questi casi non occorre o non è possibile – se ci riferiamo ad alcuni casi di efficientamento energetico legati ai Bonus al 110% - isolare la copertura sulle sue falde inclinate con una stratigrafia ad hoc, ma si può ricorrere alla soluzione coibente posata direttamente sull’estradosso dell’ultimo solaio piano.

Il “solo” rifacimento del tetto nella sua configurazione più semplice, quindi manto e struttura, richiede tuttavia una certa attenzione e soluzioni specifiche.

Quando poi ci si trovi in luoghi di particolare valore paesaggistico - centri storici, borgate - che sia per una questione di sensibilità estetica o per la presenza di vincoli urbanistici specifici, contenuti nei Regolamenti edilizi locali, dovremo riproporre e valorizzare la tipologia di copertura storicamente presente. Ecco che entrano in gioco tipologie costruttive, ma anche forme, profili, colori, finiture e materiali da riproporre.

Se è alla tradizione ed alla storia che ci richiamiamo, specie nel nostro Paese, ecco che il manto in laterizio diventa protagonista e permette di perpetuare i metodi costruttivi consolidati ed il calore della terra del paesaggio italiano nelle sue tante sfumature, saldandosi perfettamente con il paesaggio circostante - naturale o costruito - che tutti riconosciamo ed apprezziamo.

Un caso specifico: una villa sul Lago d’Orta

Lungo le sponde di questo bellissimo lago, ricco di storia e scorci meravigliosi, si incastona un nucleo abitato strappato tempo addietro ai suoli paludosi che caratterizzavano la zona, indirizzandolo all’attività agricola: la villa padronale, di edificazione più recente (seconda metà dell’Ottocento) si affianca a più antichi rustici, di cui si ha notizia già agli inizi del Settecento, indispensabili per la conduzione rurale che si è conclusa solo pochi decenni fa.

Tetto Gozzano - Vario 5 marsigliese

La composizione della Villa, dal gusto Neogotico ad imitazione di castelli inglesi, è delineata da due corpi: il primo, posto perpendicolarmente alle sponde, inteso inizialmente come edificio rurale; il secondo, rivolto verso il lago e terminante con una parte semicircolare, è destinato alla residenza e piacevolmente affrescato. Un ampio parco inglobava argini, darsena e piccoli manufatti medievaleggianti, in sintonia con i fabbricati principali. L’insieme vede succedersi nel tempo ampliamenti e trasformazioni che coinvolgono l’assetto formale e la destinazione di alcune parti, nel rispetto delle esigenze dei successivi proprietari; così si assiste ad una prima trasformazione che indirizza il nucleo verso un gusto più classicheggiante ed una seconda, agli inizi del Novecento, che annette nuovi rustici, amplia la funzione agricola includendo anche l’allevamento del bestiame e definisce nuovi manufatti: stalle, fienili e nuove abitazioni per i fattori ma anche loggiati e sottotetti aperti finestrati, in analogia a quanto tipicamente presente nelle zone lacustri. Le modalità con cui si tratta il verde circostante transita sempre più verso la concezione paesaggistica all’inglese.

Dopo anni di incuria, nel 2013 emerge la necessità di curarsi del tetto; il passare del tempo ed il degrado avevano portato all’insorgere di alcune problematiche tipiche dei tetti in legno “di una certa età”, che risiedevano principalmente nella necessità:

  • di sostituire e rinforzare con elementi metallici parti dell’orditura lignea del tetto che aveva subito cedimenti, portando alla deformazione di alcune falde, con conseguente scivolamento del manto e spostamento degli elementi del colmo;

  • di sostituire il manto di copertura;

  • di rimuovere e ridefinire la lattoneria in rame esistente, che presentava segni di degrado, corrosione e distacco dal supporto, con conseguenti infiltrazioni decisamente visibili in alcune parti della villa oltre che lo scivolamento del manto preesistente;

  • di rimuovere e sostituire anche la guaina bituminosa posta sulla copertura a chiusura di ambienti un tempo definiti da porticati aperti, oggi chiusi da serramenti, che presentava fessurazioni e distacchi.

Questi interventi riguardavano anche la torre, i cui merli celano alla vista una copertura a capanna.

La particolare ubicazione dell’insieme, naturalmente, determinava la necessità di ottenere accanto all’autorizzazione comunale anche il parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di competenza territoriale. L’intervento, pertanto, ha richiesto la redazione di una Relazione paesaggistica semplificata per via di un duplice vincolo che insiste sull’ambito: sia quello ai sensi dell’ex D.M. 01.08.1985 “Galassini”, art. 157, comma 1, lettera e), che tutelava vaste aree paesaggistiche dal notevole interesse pubblico, sia quello dettato dell’art. 142 del D.Lgs. 42/04, art. 142, comma 1, lettera c), che in questo caso si concretizza per via della posizione dell’immobile entro la fascia di rispetto del bacino lacustre. 

Questo iter prevede che già in fase autorizzativa si debba tener conto degli eventuali effetti prodotti dall’attuazione dell’intervento che si propone sul paesaggio e la pre-definizione delle auspicabili misure di mitigazione tese a contenerne gli impatti.

Ricevi un esempio di relazione tecnica

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Villa Gozzano - BMI Wierer

La dignità della tegola marsigliese

Non si ha notizia di quale fosse la tegola presente in origine sugli immobili di cui raccontiamo; data l’epoca di edificazione è verosimile che fosse presente una copertura tradizionale in coppi. Ma è anche molto probabile che le trasformazioni avvenute nella metà dell’Ottocento abbiano condotto il proprietario dell’epoca ad utilizzare una tegola che proprio negli anni '40 del 1800 era stata brevettata: la tegola Marsigliese. Questa tegola è peraltro osservabile in moltissime architetture realizzate tra la fine del XIX secolo e gli inizi del Novecento: ville, villini e palazzi anche pregevoli, posti nei luoghi di villeggiatura o nelle zone residenziali di ampliamento urbano destinati alla borghesia che sempre più stava consolidandosi. Quando si osserva l’architettura residenziale nata in quegli anni e per quella committenza, ecco che la tegola Marsigliese è molto frequente. Una tegola dal profilo piatto, molto stabile, “nuova” per l’epoca: forse è per questo che si è consolidata ed è diventata il tratto distintivo di quel momento storico e di quelle tipologie abitative.

L’intervento proposto, avanzato nel 2013 ed avviato esecutivamente nel 2015, non ha che confermato questa tegola per il rifacimento del manto di copertura: essendo realizzata in cotto, si pone sulla scia materica tradizionale, saldandosi agevolmente al resto della tradizione dei tetti.

Per questo il progetto che sottende questo intervento sottolinea il mantenimento della conformazione geometrica preesistente e la riproposizione della struttura e del manto, a livello materico, costruttivo ed estetico, in modo tale da non produrre alcun contrasto con il paesaggio circostante. In particolare al colore rosso dell’argilla - che con il tempo tende ad assumere quella colorazione pacata, calda, tipica dei paesaggi italiani - è conferito proprio il compito di fondersi con il paesaggio naturale, senza determinare contrasti percettivi. Poiché l’intervento è da intendersi armonico, non ha necessitato della definizione di alcuna operazione di mitigazione.

La Vario 5 Marsigliese di BMI Wierer – la marsigliese a passo variabile

Alcuni suggerimenti per definire un nuovo manto di copertura funzionale

Per ottimizzare la ridefinizione di un nuovo manto di copertura su una struttura lignea, rammentiamo alcuni passaggi progettuale ed esecutivi indispensabili:

  • quando l’orditura sia datata ma ancora “sana”, anche qualora necessiti di alcune sostituzioni locali, può essere buona cosa definire degli spessoramenti atti a definire un nuovo piano privo di imbarcamenti;

  • il posizionamento di un sovrastante sistema di assito di partenza consentirà di definire una nuova geometria piana su cui posizionare con facilità la listellatura;

  • è fortemente consigliato posizionare sullo stesso assito una membrana impermeabilizzante: questa contribuirà sostanzialmente a ridurre ulteriormente le possibilità di infiltrazioni ed a gestire l’eventuale condensa sotto manto; se poi sull’estradosso del solaio del sottotetto fosse posizionato un sistema isolante, questa membrana svolgerebbe un ruolo importantissimo circa la sua protezione, garantendone una maggiore durabilità;

  • un sistema così concepito protegge adeguatamente le altre parti costruttive dell’immobile, assicura il giusto comfort interno e per questo rende l’insieme sostenibile;

  • è indispensabile prevedere tutti i pezzi speciali coordinati alla tegola per favorire l’aerazione, specie in prossimità di colmi, displuvi, compluvi e discontinuità varie (comignoli, torrette, dislivelli...);

  • è bene distribuire adeguatamente le tegole paraneve al fine di assicurare l’incolumità degli abitanti e di chi transiti intorno all’edificio;

  • se ci troviamo in zona sismica, ricordiamo di definire gli adeguati fissaggi delle tegole, rendendo stabile e sicuro il manto,

  • prevediamo le corrette soluzioni in prossimità delle gronde e dei colmi; soprattutto quest’ultimi dovranno essere stabili, impermeabili ed in grado di gestire la ventilazione sottotegola.

Qualora occorresse avere un supporto tecnico adeguato relativamente ai punti sopra elencati (ma non solo a quelli), vi consigliamo di contattare BMI Expert, il servizio tecnico consulenziale gratuito che BMI Wierer mette a disposizione in tutta Italia per definire il manto di copertura più funzionale e duraturo possibile, nel rispetto di ogni singola esigenza.

Si coglie l’occasione per ringraziare il geom. Francesco Daidone, dello Studio di Amministrazione Daidone sas di Borgomanero (NO) per la gentile e utilissima collaborazione.

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Se devi realizzare un progetto puoi chiedere un supporto tecnico al team di BMI Expert. Potrai confrontarti per definire la soluzione migliore per le tue esigenze di progettazione ricevendo anche un fascicolo tecnico.

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